La sfida ed il sogno di ogni artista, e di Fabio Calvetti in particolare per questa esposizione Sanmarinese, é quella di riunire nelle proprie opere il mondo reale con il suo mondo immaginario e poetico.
Tutta l’esposizione OUT IN è incentrata su questa dicotomia concettuale e tutte le opere della mostra, con modalità diverse, ne portano le tracce. Un esempio evidente di questa relazione si trova già nell’opera “ Cielo di stelle” , dove il mondo reale, simboleggiato dal Castello – parte OUT – è affiancato al mondo immaginario rappresentato dalla composizione di figura in interno – parte IN – . Nel dipinto “ Il mio cuore” la divisione spaziale dei colori bianco e nero creano la sintesi cromatica ed una vibrazione che dona all’opera un alone di mistero. Il quadro è suddiviso in due sezioni: alto – basso / sopra – sotto , che ricalcano l’idea del doppio elemento , punto cardine di OUT IN.
Di sicuro il doppio elemento che si ritrova anche nella conformazione fisica di Spazio Onofri nei due livelli “sopra – sotto”, ha spinto e ispirato Fabio Calvetti verso questo preciso indirizzo tematico, utile a predisporre il fruitore ad una doppia lettura delle singole opere.
Calvetti è artista intimista della neo figurazione italiana, in lui convive da sempre la duplicità: speranza da un lato, dolente rassegnazione dall’altro; il tutto espresso attraverso spazi vuoti prolifici di domande come raccontato in “ Anime fragili “.
Dunque OUT IN interroga il fruitore circa i diversi livelli cui la visione estetica conduce. OUT è ciò di cui si ha percezione retinica, IN, viceversa, è la parte che sfugge allo sguardo più attento e dunque va indagata con altri sensi, il sesto forse?, al fine di cogliere una realtà non esplicitata e talvolta , come il testo “Dimmi chi sei” suggerisce, sconosciuta persino all’artista.
Calvetti racconta Noi, la sua è una riflessione esistenziale che non si ferma all’involucro donna, soggetto da sempre prediletto ed animato da una innata eleganza e forza seduttiva, ma volge verso IN, cioè la parte opportunamente nascosta. In “ Ho parlato del tempo” , l’immagine della donna è presente solo come icona pop di un manifesto pubblicitario.
La donna è presente nell’esecuzione “ La bellezza” ed é assente in “ Una parte di te”, ma ugualmente resta vera l’ultima riflessione che permea la poetica del Maestro. Questo concetto esecutivo si applica ad ogni lavoro dell’artista : le carte infatti sono IN – serite, ma OUT, spesso esterne al quadro in cui sono collocate.
In più, l’esposizione allo Spazio Onofri ci regala una importante primizia di Fabio Calvetti: nuove opere frutto di una inedita frontiera operativa e compositiva: piedistalli e segnali come vere e proprie pitto-sculture, intese come racconti verticali che fuoriescono dalla bidimensionalita’ classica del quadro, mantenendo inalterato l’impianto di ricerca su cui la mostra si attesta.
Il nostro artista non propone il lieto fine, bensì scopre solo durante l’esecuzione scrupolosa e molto fisica che lo anima, dove l’opera vorrà condurlo.
Si conferma l’assunto secondo il quale il concetto OUT IN espresso nella mostra, non ne è solo il titolo ma altresì l’intento finale, quello che conduce il visitatore attento a cercare nell’opera , ed anche in se stesso, le due parti che lo abitano.